INTERVISTA. Amici della Terra: cooperazione internazionale e approcci innovativi per affrontare le sfide del metano

Intervista a Andrea Trenta, Segreteria del “Tavolo di lavoro sulla riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale”

L'Europa, e l'Italia in particolare, sono grandi importatori di gas naturale ma si trovano di fronte a sfide significative come quella relativa alla diffusione e adozione di standard, norme tecniche e pratiche operative anche nei Paesi produttori che sono “grandi emettitori”.

La sezione dell’upstream, concentrata in contesti dove l’attenzione all’ambiente è minima o marginale, rappresenta “la parte della catena di fornitura dove con più efficacia e rapidità si può agire per avere risultati in brevissimo temine. La cooperazione internazionale, pertanto, è lo strumento che porterà risultati significativi”.

È quanto afferma Andrea Trenta, Segreteria del “Tavolo di lavoro sulla riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale”, in quest’intervista, che continua spiegando che in questo contesto il monitoraggio satellitare emerge come una tecnologia cruciale: il recente lancio del MethaneSAT da parte di EDF promette ad esempio di fornire dati di alta qualità per identificare con precisione le fonti di emissioni di metano.

Inoltre, aggiunge Andrea Trenta, il recente regolamento europeo sulle emissioni di metano rappresenta “un importante passo avanti nella lotta al cambiamento climatico”.  

Nell’intervista, Trenta parla anche degli obiettivi del "Tavolo di lavoro sulla riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale” e fa una panoramica internazionale nel settore del metano.

 

Quali sono gli obiettivi e le finalità del "Tavolo di lavoro sulla riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale” promosso da voi in collaborazione con Environmental Defense Fund Europe (EDFE)?

La finalità principale del Tavolo è definire indirizzi strategici che individuino azioni per ridurre le emissioni di metano. Il Tavolo intende valorizzare quanto già l’industria italiana sta facendo in tutta la catena di fornitura, evidenziando le competenze e gli sforzi già implementati da molti operatori. I lavori hanno permesso di sottoscrivere un documento condiviso dai partecipanti, “Indirizzi per una strategia italiana sulle emissioni di metano della filiera del gas naturale” (1aedizione 28/9/2021, aggiornamento 21/12/2022), nel quale si fissano obiettivi specifici di riduzione delle emissioni e ci si impegna volontariamente nel loro conseguimento. Nel documento, inoltre, si definiscono strumenti (adozione di norme tecniche coerenti con le norme europee, strumenti regolatori incentivanti, approccio mirato all’impiego delle BAT, definizione di strumenti di governance della Strategia, …) per ridurre le emissioni.

L’approccio del Tavolo è coerente con quello razionale degli Amici della Terra che, senza ricorrere ai clamori delle denunce e degli allarmismi catastrofistici, cerca soluzioni pratiche finalizzate all’ottenimento di risultati. L’adozione tempestiva di una specifica strategia italiana di riduzione delle emissioni permetterebbe al nostro Paese di assumere un approccio proattivo, con la possibilità di cogliere importanti opportunità nel processo di transizione energetica e di diversificazione degli approvvigionamenti.

Può illustrarci i punti chiave della proposta elaborata dal Tavolo e inviata in questi giorni al Ministero dell’Ambiente?

Il Tavolo apprezza l'inquadramento della tematica riportato nel paragrafo "Emissioni di metano" (pagg.167-170) della proposta di aggiornamento del PNIEC. Inoltre, tenuto conto del Regolamento UE sulle emissioni di metano, il Tavolo propone una serie di integrazioni per l’inserimento di obiettivi e misure per ridurre tali emissioni nell’aggiornamento del PNIEC.

Al capitolo 1 della proposta di aggiornamento del PNIEC, propone di inserire che per ridurre le emissioni ESR sarà essenziale l’intervento sulle emissioni di metano nei settori degli usi energetici, dei rifiuti e dell’agricoltura. Propone, inoltre, di integrare le relative tabelle con le principali misure per la riduzione delle emissioni di metano.

Al capitolo 2, invece, la proposta prevede l’inserimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di metano, così come riportati espressamente nella Strategia. Essi sono:

  • riduzione globale per la filiera in Italia al 2030, rispetto al 1990: 72%
  • riduzione per le attività di trasporto al 2030, rispetto al 1990: 65%.
  • riduzione per le attività di distribuzione al 2030, rispetto al 1990: 70%.
  • standard di performance (methane intensity: quota di metano emesso in atmosfera rispetto al volume di gas naturale prodotto) non superiore allo 0,2% nella fase di upstream in Italia.”

Nel cap.3 (“Politiche e misure”) si propone di individuare una serie di linee d’intervento:

  • miglioramento della qualità dei dati del NIR con livello Tier 3 o minimo Tier 2;
  • attribuzione ad ISPRA del compito, e delle relative risorse, per la predisposizione di uno specifico rapporto annuale di monitoraggio delle emissioni di metano della filiera del gas naturale e affidamento alla stessa del compito di rappresentare l’Italia presso l’International Methane Emissions Observatory (IMEO);
  • iniziative per favorire la diffusione e tempestiva applicazione nella realtà italiana delle nuove norme CEN adottate dalla Commissione a seguito del regolamento UE;
  • adozione da parte di ARERA degli interventi regolatori richiesti dal regolamento UE per la riduzione delle emissioni di metano che prevedono il riconoscimento dei costi sostenuti;
  • valorizzazione e promozione delle tecnologie e del know how dell’industria italiana per la riduzione delle emissioni di metano;
  • informazione e comunicazione per il pubblico esterno, al fine di favorire una presa di coscienza diffusa dell’importanza delle riduzioni di emissioni di metano di origine antropica;
  • definizione degli strumenti di governance per le azioni previste.

Ancora, al capitolo 4, la proposta prevede l’inserimento di una nuova tabella, con relativo testo descrittivo, contenente dati sulle emissioni di metano in MtCO2eq dal 2005 al 2040, disaggregate per settore (Agricoltura, Gestione dei rifiuti, Usi energetici e processi industriali), storiche fino al 2021 e scenario di riferimento.

Nel capitolo 5, invece, si prevede l’aggiunta di un’ulteriore tabella, con relativo testo descrittivo, con dati su emissioni di metano in MtCO2eq dal 2005 al 2040 disaggregate per settore (Agricoltura, Gestione dei rifiuti, Usi energetici e processi industriali), storiche fino al 2021 e scenario obiettivo PNIEC. La previsione, basata sulle politiche e misure previste nel piano per la riduzione delle emissioni di metano, ritiene che nel 2030 si possa conseguire un obiettivo di riduzione del 30% rispetto al livello del 2020 pari a 34MtCO2eq., in linea con gli impegni assunti dall’Italia aderendo al GMP. Le emissioni di metano da usi energetici (sulla base di obiettivi coerenti con quello del GMP nel 2030) potranno essere ridotte del 30% rispetto al livello del 2020 (7MtCO2eq), arrivando ad un valore di 5MtCO2eq.

Sempre nel capitolo 5, si propone di sviluppare iniziative di cooperazione internazionale per la riduzione delle emissioni di metano nei Paesi extra UE esportatori di gas naturale verso l’Italia, con particolare riferimento all’area del Mediterraneo, sulla base di quanto previsto dal Regolamento UE sulle emissioni di metano nel settore energetico, di prossima entrata in vigore, dalla Strategia esterna dell’UE nell’ambito del REPowerEU e dal Piano Mattei.

Quali sono le principali sfide e opportunità che l'Italia sostiene nel ridurre le emissioni di metano nella filiera del gas naturale?

Le principali sfide riguardano sicuramente tutto ciò che è connesso all’import. Come noto, l’Europa nel suo complesso e l’Italia in particolare, sono grandi importatori di gas naturale: la vera sfida è quella relativa alla diffusione e successiva adozione di standard, norme tecniche e pratiche operative anche nei Paesi produttori che sono “grandi emettitori”. La sezione dell’upstream, concentrata in contesti dove l’attenzione all’ambiente è minima, o quantomeno marginale, rappresenta la parte della catena di fornitura dove con più efficacia e rapidità si può agire per avere risultati in brevissimo temine. La cooperazione internazionale, pertanto, è lo strumento che porterà risultati significativi (per es. gli accordi sottoscritti da Eni in Algeria, Azerbaigian ed Egitto, o il Piano Mattei).

Altra sfida che sta affrontando il Tavolo è quella relativa alla questione delle emissioni che si verificano al di là dell’ultimo punto di consegna, le cosiddette emissioni post-contatore. È la prima volta che si affronta la questione in una modalità così “ragionata”. Va sottolineato come il Tavolo sia arrivato alla stesura di un documento condiviso che realizza una prima fotografia di questa particolare sottocategoria della filiera. Il documento, dopo il necessario inquadramento metodologico, passa in rassegna vari aspetti:

  • i dati del NIR di ISPRA, rappresentati a livello di stima ricorrendo ad un fattore di emissione datato e poco realistico;
  • le tematiche emerse sono relative ai problemi legati alla quantificazione/misurazione dei dati, alla definizione del campione statistico rappresentativo, alla definizione del contesto con i diversi impianti d’utenza, agli aspetti di sicurezza contro gli aspetti ambientali, al ruolo degli smart meters;
  • definizione di prospettive e possibili azioni d’intervento.

Quali sono le principali tecnologie emergenti che potrebbero contribuire alla riduzione delle emissioni di metano nella filiera del gas naturale e come queste si differenziano dalle tecnologie attualmente utilizzate?

Tra le tecnologie che sembrano offrire le migliori opportunità c’è quella del monitoraggio satellitare. Il recente lancio del MethaneSAT proprio ad opera di EDF, un satellite progettato specificatamente per indagare le emissioni di metano, offrirà una serie di dati fruibili e accessibili gratuitamente per capire dove e come si originano queste emissioni, con un grado di accuratezza mai visto finora.

Come si posizionano le normative italiane ed europee sulle emissioni di metano rispetto a quelle di altri paesi leader nel settore e quali sono le lezioni che possiamo imparare da queste esperienze?

A livello internazionale, più che da normative, il tema è regolamentato da accordi volontari/partnership dove, se sottoscritti, ci si impegna nel raggiungimento di certi obiettivi. Il regolamento europeo sulle emissioni di metano, di recentissima adozione, rappresenta una norma all’avanguardia per affrontare l’impatto climalterante dovuto a questo gas serra. I Paesi membri dovranno ottemperare alle sue disposizioni, vista la cogenza della norma.

A livello internazionale esistono varie partnership, in primis OGMP2.0 con il suo gold standard, ma anche accordi a livello governativo ad adesione volontaria come il noto Global Methane Pledge (GMP), che fissa un obiettivo di riduzione delle emissioni di metano del 30% entro il 2030, rispetto ai valori registrati nel 2020. Il GMP è stato sottoscritto in occasione della COP26 (Glasgow, novembre 2021), con adozione di impegni volontari di riduzione delle emissioni, con centinaia di Paesi firmatari. È doveroso sottolineare che tra i firmatari non compaiono alcuni tra i maggiori emettitori, come Russia, Cina, India, Iran e Venezuela. Dalla ministeriale del GMP del 5 dicembre scorso a Dubai sono emersi una serie di impegni significativi per i firmatari, con cospicui finanziamenti finalizzati a progetti di contenimento delle emissioni e non solo.

Su iniziativa statunitense, in collaborazione con la Commissione europea, la partecipazione dell’East Mediterranean Gas Forum e di altri Paesi, si è costituito il Measurement, Monitoring, Reporting and Verification (MMRV) Framework, con la finalità di fornire informazioni affidabili e comparabili agli operatori del mercato del gas naturale per ridurre le emissioni di metano, oltre degli altri gas serra.

C’è, inoltre, il più recente “Oil & Gas Decarbonization Charter” adottato in sede di COP28 a Dubai, che rappresenta un impegno del settore nel sostenere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. La sua missione è continuare a motivare le aziende del settore nell’unirsi nello sforzo di decarbonizzazione, con un'ampia copertura geografica e un'elevata scala di impatto, nonché a contribuire ad accelerare le azioni e a incoraggiarne l'apprendimento. Le ambizioni dell’accordo sono:

  • raggiungere il net-zero di emissioni di CO2eq per operazioni sotto il proprio controllo e, se applicabile, impegnarsi con i propri partner operativi per zero emissioni nette entro o prima del 2050;
  • tendere a emissioni prossime allo zero[1] (near-zero) per il settore upstream entro il 2030;
  • flaring di routine pari a zero entro il 2030;
  • elettrificazione delle operazioni di upstream, distribuzione delle operazioni di cattura e stoccaggio della CO2, utilizzo di idrogeno low-carbon;
  • approccio inclusivo e dinamico per raggiungere le ambizioni;
  • trasparenza e collaborazione.

 [1] Inferiore allo 0,2% di intensità di metano secondo la formulazione individuata da OGCI.

Intervista di Margherita Ferrante